martedì 19 marzo 2013

SINDROME DI STOCCOLMA

Fonte: http://lettera20due.wordpress.com/ by andreadik


Gli abitanti dell’AltoMilanese nell’ultimo decennio hanno visto messa in pratica l’unica politica del lavoro che sembra fare breccia nel nostro sciagurato e martoriato paese, ovvero l’insediamento di centri commerciali mediante consumo di territorio più o meno elevato.
A mio modesto parere questa linea strategica è fallace su più fronti.
In primo luogo perché passa il concetto che qualsiasi tipologia di ‘lavoro’ sia la soluzione al problema della disoccupazione, e ciò è tanto aberrante quanto squallidamente elusivo del problema stesso.
Certo dal punto di vista di un disoccupato che deve sfamare la famiglia, questo ragionamento sembrerà astruso e privo di senso, ma così come il buon politico ha il dovere di fare, anche il comune cittadino deve proiettarsi alle prossime generazioni e non solo al ‘qui e ora‘.
Quale prospettiva dá al sistema paese, e nel piccolo, al sistema AltoMilanese la creazione di questi fantomatici posti di lavoro?
Quali sarebbero le professionalità che permettono di fare il balzo al sistema produttivo locale?
Abbiamo veramente intenzione di ‘sostituire’ le grandi industrie meccaniche della zona, un tempo leader a livello europeo e mondiale, con dei centri commerciali?
Inoltre mi chiedo, e ci chiediamo, se sia stato redatto uno studio sulle ricadute negative delle aziende (come ad esempio il noto rivenditore di mobili presente sulla Saronnese) e sull’indotto già presente sul territorio, perché, posso sbagliarmi, i posti di lavoro che vengono paventati sembrano al lordo, mentre per onestà intellettuale andrebbero calcolati al netto di quelli persi dalla concorrenza.
In secondo luogo, andrebbe valutato l’impatto ambientale e sulla viabilità che un insediamento di tali proporzioni andrebbe a generare.
I mezzi di approvvigionamento del centro commerciale sarebbero in larga parte, per non dire totalmente, facenti parte del cosiddetto trasporto su gomma.
Non ci vuole un gigante del pensiero moderno per capire che camion e furgoncini intaserebbero il Sempione o l’autostrada che ci collega con Milano e Varese.
Ma il trasporto su gomma non sarebbe l’unico flusso in entrata e/o passaggio nella nostra città, ci sarebbe anche quello riconducibile agli abitanti dei comuni limitrofi, e di coloro che hanno un vantaggio nel collegamento in questa zona rispetto alle altre sedi del colosso svedese presenti nella periferia di Milano (nel link sono riportati gli insediamenti già esistenti, è sufficiente il colpo d’occhio per mettersi le mani nei capelli).
Un eventuale soluzione sarebbe quella di istituire zone a traffico limitato nei fine settimana nelle periferie della città in modo da arginare il flusso di automobili di passaggio, in maniera del tutto simile alla tanto criticata zona EcoPass presente nel capoluogo lombardo.
In conclusione ritengo che i benefici siano in misura del tutto inferiore rispetto ai problemi che l’ennesimo grande centro commerciale della zona porterebbe al territorio.
Mi auguro grande partecipazione da parte degli abitanti della città di Legnano, di Rescaldina e di Cerro Maggiore, al fine di scongiurare un eventuale insediamento del colosso svedese, e a ben vedere sarebbe anche un modo per mettere fine a questa politica industriale da quattro soldi, tanto inefficiente quanto miserabile.
Spero che le amministrazioni non vengano contagiate dalle Sindrome di Stoccolma, una tempo nota per affliggere i sequestrati che dimostravano empatia nei confronti dei sequestratori, e ora applicabile anche a livello economico-finanziario, nel momento in cui un governo (nel nostro caso le amministrazioni locali) cede parte della sua sovranità in cambio di aiuti nella costruzione di infrastrutture.
Come cantava il compianto Rino Gaetano:
"sulle strade che vanno a Stoccolma
non c’è buche ne fango ne melma
sulle strade di Stoccolma
noi viviamo in un mondo di melma"
Andrea

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