giovedì 28 marzo 2013

PARLIAMO DI... FRANCO TOSI

Vi presentiamo 3 articoli tratti dai blog degli attivisti:

Fonte: http://danielebertisindaco.blogspot.it/ di Daniele Berti.

Ieri, ho aperto la rassegna stampa, e mi sono reso conto quanto sono meschini tutti: nel post del 19 marzo, festa del papà, ho 'osato' fare una proposta oscena,fantasticando la rinascita di un'area industriale di 350mila metri quadri che ora è morta. 
Si perché è inutile fare i fighi a dire che è ancora viva,diciamo che esistono ancora 450 dipendenti tenuti in vita da cassa integrazione e non so quanta produzione, ma guardiamoci in  faccia e parliamo di piano industriale e di debiti contratti: vogliamo ancora parlare di industria viva?? L'ipocrisia di facciata di chi ha aizzato qualche tuta blu è terribile, come è terribile far finta di non sapere che Legnano è ancora piena di aree dismesse in attesa di futuro... partiamo dall'area Bernocchi-Mottana, per passare alla vecchia Mario Pensotti di via XXIX maggio-Bezzecca, per spostarci alla vicina Crespi di via Pasubio,per poi tornare verso i 40mila mq della Manifattura  Legnanese,o la vecchia Pensotti di via Firenze/Sabotino dove Central Park difficilmente prenderà forma... E quanti capannoni vuoti, nuovi di zecca nell'area industriale della Grancasa? La Cromos? Abbiamo in giro più cadaveri di cemento che case,anche su queste siamo messi bene, ne abbiamo 3000 di appartamenti vuoti nella sola Legnano...

Descritto questo quadro idilliaco,il problema sarebbe la mia proposta indecente?? Ho capito bene parolai con la bandiera a volte rossa altre volte tricolore?? Se non tiriamo fuori noi un po' di dibattito cittadino, qui ci troviamo dall'oggi al domani un mega shopping svedese senza saperlo o un inceneritore triplo appena
fuori il confine... dobbiamo stare zitti?? Siamo o no una comunità? E allora parliamone, prima che sia troppo tardi, prima che il nostro futuro sia sempre prestabilito da altri senza che noi si possa far qualcosa.


Per questo signore è cosa già fatta, certo, arriva qui col suo macchinone, tira fuori dalla valigetta 250 milioni di euro, dice che farà lavorare un pò di persone ed il giochino è fatto.
SE VI PIACE QUESTO GIOCO, PRENDETE ATTO,
DOPO, NON VENITE A ROMPERMI I COGLIONI,
DICENDO CHE NON L'AVEVO/AVEVAMO DETTO.
E con questo, chiuderei la vicenda, attendendo le risposte
del presidente Maroni per quanto riguarda l'insediamento ikea, per la Tosi, le aree dismesse ed il futuro lavorativo della città, abbiamo ottimi cervelli, seguiteli, sono quelli che sanno tutto, ci hanno portato con la loro politica lungimirante sul baratro, e noi però non vogliamo ammetterlo, ci piace tanto IL TAFAZZISMO.



Fonte: http://marinellasaitta.blogspot.it/ di Marinella Saitta.


In questi giorni, si legge sui giornali locali, tutta una serie di articoli di protesta contro le proposte fatte dal consigliere Daniele Berti.  Non sono qui a difenderlo, perché sono convinta sia in grado di farlo da solo. Ma da semplice cittadina, quale sono, rimango indignata da questi attacchi gratuiti a chi a semplicemente fatto delle proposte, portando a galla tutta una serie di problemi , con la quale i cittadini dovranno prima o poi confrontarsi.

Parliamo di idee, quelle che in questi anni sono mancate e che  quando c’erano  le abbiamo fatte scappare come se fossero una brutta malattia di cui stare alla larga. Così abbiamo fatto fuggire i nostri giovani , i nostri ricercatori, chiunque avesse voglia di creare un sogno.

La politica sbagliata di questi anni ha prodotto la morte di tante grandi industrie e le persone che oggi innalzano la bandiera della protesta sono le stesse che hanno affossato questo nostro paese.

Adesso sono lì ….a gridare allo scandalo, perché qualcuno ha ipotizzato un futuro diverso per la Tosi.  Almeno un futuro è stato ipotizzato rispetto a tanti che fanno finta di curare un malato che apparentemente è vivo ma al suo interno è già morto. Allora  dobbiamo smettere di illuderci che domani la cassaintegrazione finirà e tutti potranno ritornare a lavorare e che un tornitore morirà tornitore.

 Oggi dobbiamo pensare a un nuovo futuro, sia anche, un destino diverso per la Tosi. Guardiamoci intorno abbiamo tutta una serie di strutture , una volta gioiello dell’industria, chiuse, abbandonate.

 Una alla volta, si sono chiuse, davanti agli occhi di chi ci aveva creduto e lottato, e chi c’era a guardare? Quelle stesse persone che non hanno mosso un dito perché ciò accadesse, ma che sono sempre alla ricerca di un colpevole sul quale scagliare il malcontento.

Una volta un tornitore moriva tornitore oggi un tornitore muore disoccupato,  l’ossigeno sta per finire…. O cominciamo a guardarci intorno e a trovare un'altra soluzione o l’Italia diventerà una prostituta disposta a vedersi al miglior offerente……………….

Fonte: http://lettera20due.wordpress.com/ di Andrea Dik.



VIA DELLA POVERTÀ


Da mesi si parla di Franco Tosi Meccanica e della sua probabile chiusura, ma in questo periodo, per lo meno quanto riguarda il mezzo stampa, non si è parlato di eventuali soluzioni, ma si è letta la solita cantilena pseudo elettorale sulla salvaguardia dei posti di lavoro, come se ci fosse qualcuno (a livello politico locale e nazionale) che spinge nella direzione contraria (semmai è la proprietà attuale che avrebbe questi interessi, ma non i rappresentanti dei cittadini).
Quello che però non è mai citato è il come, e ciò dovrebbe fare imbestialire non solo i dipendenti dell’azienda, ma anche le persone dotate di un minimo di raziocinio.
Franco Tosi Meccanica annovera ancora circa 400 dipendenti, tanti, ma non tantissimi per il ragionamento che mi permetto di sostenere.
In Italia abbiamo un grande gruppo industriale che abbraccia vari ambiti del settore manifatturiero, dall’aereonautica all’elicotteristica, dal settore difesa allo spazio, dai trasporti all’energia.
Sarà mai possibile che il ministero delle finanze che possiede una quota rilevante di Finmeccanica (circa il 30%), non abbia il potere di assorbire (brutto termine del politichese) i dipendenti di FTM?
Desumo che fra questi ci siano operai specializzati, ingegneri, periti industriali, e sono sicuro che le loro capacità possano essere messe a disposizione di questo grande gruppo, con la disponibilità a cambiare parzialmente l’oggetto del loro lavoro.
Le direzioni tecniche delle aziende facenti parte di Finmeccanica non credo abbiano preclusioni di sorta nei confronti di questi esuli, viste le tanto decantate (sono convinto a buona ragione) competenze tecniche.
L’unico ostacolo che vedo in questa direzione è la possibile affermazione del gruppo Finmeccanica di non avere fondi sufficienti a portare a compimento questa inglobazione, ma a ben vedere, quanto costerebbe allo stato Italiano lasciare a casa 400 e più persone con relative famiglie? E vale la pena fare i conti della serva sulle teste dei cittadini?
Il sistema paese ha commesso molti errori in passato, dal non avere politiche industriali degne di questo nome a permettere acquisizioni di aziende strategiche da parte di investitori esteri, ed è ora di cambiare mentalità e iniziare a ragionare pensando alle generazioni future se non vogliamo diventare il paese leader mondiale dell’archeologia industriale, ed imboccare definitivamente quella che il Maestro De Andrè chiamava ‘La Via della Povertà’.

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